domenica 16 dicembre 2007

Nudamente, Più Nuda Che Si Può...

Vorrei essere nuda per una volta, ed essere me stessa. Anche qui. E per davvero.
Di me del resto, su questa pagina nera, si posano solo alcuni dei miei colori, e per una volta vorrei essere un albero a cui sono cadute tutte le foglie, così chi si fermerebbe a guardarlo riuscirebbe a vederne distintamente il tronco, i rami, le venature, tutte… così chi si fermerebbe a leggere, leggerebbe e scoprirebbe francesca.
Io, invece, sono abituata a mostrare le mie foglie, i miei fiori, i miei frutti, le mie parole, le più belle, ma non mostro del tutto la parte nera della mia anima quella che hanno tutti del resto…
Io mi copro delle mie amate metafore e sto bene, non ho né caldo, né freddo. Ieri albero, oggi foglia, domani farfalla, dopodomani chissà. Ma ora non mi basta più perché………………………………………………………...vorrei essere nuda.
Sì, nuda per davvero.

Vorrei esserlo per una volta, e per più di una volta. Lo ammetto, chi mi conosce da molti anni, qui ritrova solo un lato di me. Perché qui spesso sono come quel famoso olio che mai e poi mai si mescolerà all’acqua. E non sia mai che tutto questo accada!
Sono difficile, incasinata, strana, complessa…
E sono fuori posto, in ritardo con la vita… troppo spesso…
E sono stonata, ma cerco di non farlo trasparire. E nel cercare di celare questa parte di me finisco per dipingere un ritratto che è veritiero ma solo per metà…è come se una parte di me avesse tratti chiari, decisi e riconoscibili e l’altra parte fosse coperta da un vetro sabbiato che non lascia intravedere nulla.

Perché non ci mettono a questo mondo con la facoltà di riuscirci a difendere da noi stessi? A questa domanda io non so rispondere. So solo che perdiamo così tanto tempo a cercare di imparare a come difenderci dagli altri, che poi scopriamo che ci facciamo più male con le nostre stesse mani. Che se ti manca l’aria a volte non è perché te l’ha tolta qualcuno, è perché la stretta delle tue mani intorno alla gola si fa sempre più soffocante…
Perché non ci mettono a questo mondo insegnandoci la capacità di prenderci cura per davvero di noi: di accarezzarci quando ne abbiamo bisogno e di sgridarci quando l’abbiamo fatta grossa? Non sono in grado di rispondere nemmeno a questa domanda adesso…
Ma ha ragione chi mi scrive che finirò all’inferno per quello che la mia sporca mente sta pensando… perché la mia è una sporca mente, come sono sporche tante altre menti che incontro ogni giorno per strada. Ha ragione perché sa molti dei miei pensieri, sa quello che sono, sa quello che dico e poi non faccio, sa che dico di essere un disastro e che a volte lo penso per davvero, sa che faccio una cosa e inevitabilmente ne esce fuori un’altra. Strana la realtà, e ammettere che spesso si appare per quel che non si è, che a volte voglio essere come quel maledetto olio, adagiandomi sopra a tutti, pensando di non sporcarmi mai, pensando che mai e poi mai mi fonderò con quell’acqua. Non sono una santa, e non lo voglio essere. Non è vero che certe cose io non le pensi e non le faccia, ma le penso, le dico e le faccio. Non voglio sembrare una che se la tira, perché non è così. Ma a volte ci riesco benissimo.
Sono testarda e maliziosa da far schifo. Sono bizzarra. Sono un groviglio da prendere a piccole dosi. A volte penso di essere davvero come il prezzemolo, sto dappertutto, ma se decotto in grosse quantità forse posso fare del male. Ho rabbia. E tanta. E c’è delusione. Un’infinità. Rabbia e delusione si mescolano per dare vita a tutto quello che non ho esternato fino ad ora. Ma voglio essere nuda, e lo sarò.
Penso a quel che mi manca, ma quel che mi manca non è colui che se ne è andato dalla mia vita, del resto che me ne faccio di chi non sa dire quale è la verità?
Ha lasciato solo troppi vuoti da riempire, ma che non resteranno per sempre vuoti.
Sto bene, anche se tutti si preoccupano per me. Mi rassicurano. Ma non ce n’è bisogno.
Sono in piedi e cammino per la mia strada, non mi guarderò indietro.
Volevo e voglio essere nuda, così ho scrollato i miei rami, quelli secchi e vecchi che intralciavano li ho tagliati. Poi è stato il momento delle foglie, ho scosso la chioma e sono cadute, tutte, così come le parole, scendono anche le maschere - ma non so quante siano - scendono le carte - ma nascondo più jolly che posso nelle maniche della mia camicia.
Voglio solo giocare questa partita nuda, perché a dimostrarsi umanamente fragili non si rischia niente, anzi.

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