Mi capita molto di pensare alla mia condizione, al mio stato delle cose, al mio stato di calma e serenità.
Non apparenti.
Mi capita poi di fare dei piccoli paragoni tra me e le cose: per un momento questa mattina mi sono sembrata prima un cuore rosso in plastica scintillante, poi soffice come un tappeto, morbida come un cuscino, rumorosa come una collana di perle, calda come una coperta di cachemire, nascosta come un paravento, chiusa come un cofanetto, da scrivere come una lavagnetta… Poi d’un tratto guardando attentamente la facciata di una palazzina, mi sono sentita come quella pianta che ha messo radici tra quelle pietre apparentemente così ostili. Così sono io, da un po’, o forse da sempre. Mi sono sempre chiesta come potesse una pianta crescere fin lassù, rimanere verde, mettere fiori persino, e restare lì fino a che un restauro non avesse deciso per lei. Mi sono chiesta che diamine di terra ci deve essere e quali condizioni climatiche possano permettere una crescita così sana. E l’acqua… come ci arriva?
Non tutte le piante possono resistere, non tutte ce la fanno, non tutte crescono e fioriscono bene tra le pieghe del cemento…ma quelle che resistono hanno radici e clorofilla tutta particolare, hanno carattere… Così accade per le persone, non tutte resistono, non tutte ce la fanno, non tutte crescono e fioriscono tra le pieghe di cementi fatti di freddezza, cattiveria, indifferenza… ma quelli che resistono forse hanno valori e forze sovraumane tutte particolari, hanno carattere…
Sarà forse per sciocca presunzione che io mi sento come quelle piante? Non che mi senta più fortunata di altre o meglio di altre, sia ben chiaro, così come non è autoreferenzialità. Sento le mie radici diventare forti, e questa loro natura si riflette su tutte le mie propaggini: il sorriso, gli occhi, il viso, le mani, il cuore. Non si deve essere forti per forza, così come non si deve pensare che saremo più forti di tutto, ma si deve pensare che le energie e le capacità ci sono, è solo che spesso non siamo così bravi nel valorizzarle.
E non è detto che se ce la fai a crescere in quel cemento è perché ti aiuta un concime, una persona, una pozione, o un altro agente esterno, ma è perché e già in noi, nel dna - sì, nell’acido desossiribonucleico - che si mescola a tutte le altre qualità e che alla fine è quello che fa la differenza, e che come quella pianta, ti fa crescere, imporre e fiorire nel cemento.
Non contano le intemperie, non conta nemmeno quante volte vorranno strapparti via, toglierti il nutrimento, o vederti appassire piano, e poco alla volta, le persone a cui non importa nulla di te, sono invidiose, gli dà fastidio la tua felicità, la tua serenità acquistata a caro prezzo, gli dà così fastidio tutto di te che ti dicono che non vorrebbero mai essere te, ma alla fine lo sperano. Quanto sono dannose queste intemperie? Tanto, da morire. Ma basta aprire un ombrello e farle scivolare piano, dolcemente, il più lontano da te.
mercoledì 5 dicembre 2007
Come Una Pianta Nel Cemento
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