Non molto tempo fa, e con tanta presunzione, pensavo che fossero gli altri ad essere diversi ed io quella normale. E anche se ho sempre detestato le categorie, le divisioni e le spaccature che relegano le persone su piani differenti, devo ammettere di essermi sbagliata. E tanto.
Perché adesso, e senza alcuna presunzione, posso dire di sentirmi un’aliena fatta e finita, sono io quella diversa, capovolta, fatta al contrario, senza capo né coda, con una razionalità e logica tutta sua, e gli altri, gli altri sì che sono normali. Ok l’ho ammesso. Ammetto la mia natura aliena. E sto da Dio. E sapete cosa c’è? Non provo invidia per gli altri, per quelli normali, intendo. E non mi importa forse nemmeno sapere di cosa sia composta questa normalità di cui si parla, visto che non mi ci riconosco nemmeno un po’. Perché per me non riconoscermi in qualcosa è come indossare un abito che non mi piace e che mi fa sentire terribilmente a disagio in mezzo agli altri.
Soltanto per un attimo, in questa mia cosciente discesa nello stato alieno, mi sono sentita spaesata. Ciò che non è vitale è superfluo.
E di cose superflue ne ho piene le scatole.
Oggi la normalità è superflua, galleggia sulle teste, allontana mica avvicina, rende freddi mica scalda, chiude mica apre. Insomma tutto il mio opposto. Per questo io mi sento un’aliena e non normale. In questa condizione di aliena mi sono ripiegata più volte su me stessa e ho impiegato il tempo a scavare buchi perdendomi nei miei segreti, ammettendo le mie pecche e tutti i miei difetti, aggiungendo voci alla lista dei miei bisogni primari, e solo così sono stata capace di spiegare il motivo del mio disagio, delle lacrime, del sentirmi mancare spesso l’aria, e di non capire cosa mi venisse detto.
Ammettere la propria natura e i propri bisogni ci libera e ci espone allo stesso tempo.
Alla fine non serve nemmeno mettersi su piani diversi per sforzarsi di comprendere l’incomprensibile, perché è del tutto inutile.
Il fatto è che a questo mondo esistono tanti altri alieni, perché per fortuna non sono l’unica, ma a volte non so come fare a riconoscerli, perché non abbiamo mica la pelle verde, strane macchie, o piccole code nascoste sotto gli strati dei vestiti.
Forse ci vuole naso e istinto, destino e momenti giusti. Solo questo.
“In alto sopra di me gli alieni, tutte queste strane creature…
Spero che scendano un giorno su una strada di campagna a notte tarda mentre guido, mi facciano salire a bordo delle loro navi meravigliose
e mi facciano vedere il mondo che amerei vedere”.
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